Nuove cooperative come modello di innovazione sociale

Capitolo del rapporto recentemente pubblicato da Euricse ‘La cooperazione italiana negli anni della crisi’

Jacopo Sforzi, Flaviano Zandonai, Chiara Carini, marzo 2014

Scaricare PDF (370 KiB)

Compendio :

Nel contributo, firmato da Jacopo Sforzi, Flaviano Zandonai e Chiara Carini, si cerca non solo di ricostruire le principali caratteristiche delle cooperative costituite negli ultimi anni (16.164 tra il 2005 e il 2011, con 389.092 posti di lavoro creati nel 2011, per un valore complessivo della produzione pari a 10.6 miliardi di euro nello stesso anno), ma anche di approfondire il rapporto tra le cooperative e alcuni settori specifici quali l’istruzione, il welfare, il turismo e la cultura, che possono offrire interessanti opportunità per questo tipo di imprese.

L’articolo presenta, inoltre, il quadro delle cooperative giovanili e fa una comparazione tra start-up cooperative e non. Dai dati presentati, il modello di impresa cooperativo mostra alcuni punti di forza, come la capacità di aggregare l’offerta di lavoro, che in molti settori è caratterizzata da una forte presenza di singoli imprenditori e micro imprese che da sole hanno minori possibilità di aumentare la propria competitività e contribuire a promuovere lo sviluppo.

Inoltre, il modello di impresa cooperativo può aiutare a superare alcune delle principali difficoltà del fare impresa grazie soprattutto alle sue caratteristiche intrinseche, alla sua capacità di attivare forme di collaborazione all’interno sia della compagine societaria che della collettività nella quale l’impresa cooperativa opera, offrendo spesso beni e servizi di interesse generale ad alto valore aggiunto.

Ciò nonostante il modello cooperativo rimane però ancora poco diffuso rispetto ad altre tipologie d’impresa, rappresentando solo lo 0.6% delle imprese italiane e il 2% di quelle giovanili. Ancora meno diffusa risulta essere la presenza di modelli cooperativi all’interno di forme emergenti di economia, « social » in senso lato (per esempio la sharing economy), per la gestione di processi e imprese che invece individuano nella cooperazione il loro principio di regolazione. In controtendenza a questo fenomeno, si stanno diffondendo incubatori d’impresa e spazi di co-working, promossi anche dalla cooperazione, al fine di generare importanti « esternalità positive » legate non solo ai tipici benefici della creazione d’impresa, ma anche alla rigenerazione dello stesso settore cooperativo. (lavocedeltrentino.it)